Unica Zürn, Hans Bellmer

Unica Zürn, Hans Bellmer

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pochi artisti hanno saputo avvinghiarsi ai mostri dell’inconscio come ha fatto Unica Zurn. Il suo non era un compiacimento e neppure un pericoloso passatempo nei meandri più sconosciuti e pericolosi della mente, era invece un bisogno impellente di capire le angosce dell’uomo moderno, di capire l’origine nefasta e ammaliante del male che partoriva le guerre, le disuguaglianze, l’isolamento artistico e culturale che ne derivava, al quale Unica Zurn, suo marito Hans Bellmer ed un gruppo sempre più disparato (e disperato) di surrealisti venivano relegati perché depositari di verità scomode ai totalitarismi come pure alla bambagia delle borghesie arroganti che gestiscono il nostro sistema.
Ruth Henry, traduttrice francese e amica intima di Unica Zurn scrive nel 1977: aveva intuito che la fuga, il bisogno della malattia, della follia, costituivano il fondamento stesso dell’ esistenza di Unica. Pure, assumendo un compito che si era autonomamente attribuita, è riuscita a trasporre la distruzione della malattia in qualcosa di costruttivo, in un’opera. Così facendo ha realizzato un’azione – un’azione vitale- che poi l’ha condotta ‘verso l’antico paese incantatore della morte.
L’originalissima opera grafica e letteraria di Unica Zurn attraversa anni bui di miseria a radi successi, tutti condivisi con il suo compagno Hans Bellmer, l’autore della “Poupée”,appassionato come lei di anagrammi, nel caso di Bellmer le sue figure si torcono smembrandosi in una forma spudoratamente meravigliosa, mentre nelle chine di unica gli anagrammi grafici si scatenano in grovigli di lineamenti femminili ornati di squame che si tramutano in incantevoli mostri alati. Dice Bellmer: “vidi immediatamente il suo notevole talento per il disegno automatico sostenuto da una melodia grafica senza rotture”. Appassionata della ricerca dei significati reconditi delle parole e dei numeri ( si aspettava di morire a 54 anni, poiché cinque più quattro fa nove, il suo numero magico.
Con Henry Michaux sperimenta diversi allucinogeni al fine di carpire i segreti della coscienza. Una lunga serie di crisi mentali provocano numerosi internamenti psichiatrici. Michaux contribuisce involontariamente alla sua discesa nella fossa dei serpenti offrendole gli strumenti virtuali per attraversarla “a mano armata”. Michaux appare come l’uomo del destino che Unica evoca nel suo libro Der Mann im Jasmin (L’uomo dei gelsomini), sottotitolo: Impressioni di una malata mentale, pubblicato postumo nel ’71 e definito allora da Michel Leiris “il libro più importante dell’anno”.
Un’autobiografia fuori dai canoni, dove l’artista cortocircuita le figure dell’autrice, narratrice e protagonista, fondendo ad arte delirio e creazione, rappresentazione e realtà, per elaborare imperturbabili “cronache dall’interno”, incursioni alla terza persona singolare nei territori della follia femminile.
Hans Bellmer giace da mesi paralizzato ed incapace a sopportare questa situazione di isolamento e miseria, a 54 anni Unica Zurn esce dalla clinica psichiatrica con un permesso speciale e si getta dal balcone del misero appartamento che condivide con lui.

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